Verifica umidità risalita, descrizione del fenomeno e cenni di restauro conservativo.

L’umidità di risalita è un fenomeno che interessa le murature che per capillarità conducono l’acqua del terreno (piogge, acqua di falda, piccoli corsi d’acqua etc) all’interno della muratura con evaporazione e conseguente degrado della muratura, intonaco e pittura .
Spesso il fenomeno manifesta sulla muratura con efflorescenze causate dai sali solubili trasportati dall’acqua di risalita capillare.

Termografia attestato secondo livello
I sali possono provenire anche da numerose altre fonti quali ad esempio: le terre dalle quali si sono ricavati i laterizi; le loro tecnologie di cottura; le acque d’impasto delle malte e degli intonaci, ecc.
Inoltre, in alcuni ambienti particolarmente aggressivi, i sali possono essere contenuti nell’aria atmosferica, e quindi nelle nebbie, nelle piogge, ecc.
Le murature in mattoni pieni sono più soggette a tale fenomeno grazie alla maggiore capillarità e massa.
Dal punto di vista tecnico è molto importante identificare il fenomeno in maniera corretta attraverso accurate indagini tecniche al fine di evitare errori. Molti tecnici, ancoro oggi, confondono il fenomeno con ponti termici (pareti fredde) e relativa condensa. A seguito di tali ragioni, è necessario che la lettura preliminare, soprattutto nei confronti dell’umidità e di tutte le problematiche connesse, venga eseguita con il massimo approfondimento scientifico e sia allargata anche all’esame di quelle alterazioni apparentemente prive di legami diretti.
L’indagine accurata consente di eseguire diagnosi corrette ed interventi di restauro correnti e coerenti con il fenomeno di degrado rilevato, evitando interventi errati ed onerosi.
Tale approccio non necessita di maggiori ed eccessive fatiche in fase di progetto, consente di evitare soluzioni teoricamente corrette ma di applicazione meccanicistica e indifferenziata.

Risanamento dall’umidità di risalita capillare

In alcuni casi è possibile intervenire sulle cause dei fenomeni umidi ripristinando per le reti fognarie, creando la raccolta in pozzetti e canalizzazione delle acque piovane, creando nuova capacità drenante del terreno in prossimità della fabbrica, ecc.
In tali casi, è preferibile intervenire sempre esternamente alla costruzione cercando di ideare quegli interventi che eliminano a monte la causa della manifestazione umida e non si limita¬no quindi all’inutile rifacimento dell’intonaco degradato o alla sostituzione di quelle parti di struttura invase dall’acqua.

Sistemi a sbarramento

Il contromuro è un tipico sistema a sbarramento, come peraltro il vespaio di storico e lunghissimo impiego (ne fa cenno perfino Vitruvio nel suo trattato). Tali interventi dovrebbe essere sempre realizzato senza- contatti fisici con la struttura umida retrostante per evitare dei pericolosi ponti termici, tramite i quali potrebbe iniziare l’espandersi della capillarità anche nel contromuro.
Nell’intercapedine che si crea verticalmente tra le due strutture, è a volte in uso produrre una leggera ventilazione naturale, oppure, tramite elettro-aspiratori eliminare quel ristagno di aria umida in corrispondenza della paretina di rivestimento che potrebbe modificare notevolmente gli effetti del risanamento. Questa tipologia di risanamento non viene utilizzata di frequente in quanto altera notevolmente la morfologia dei locali con importanti restringimenti.

Sistemi a sbarramento chimico

Tale sistema prevede un ciclo d’intervento che interrompe la risalita capillare dell’umidità con prodotti a base siliconici che vengono immessi nel muro grazie a con idonei trasfusori che ne permettono la lenta diffusione in tutta la zona in cui si interviene.
Questi prodotti si fissano chimicamente all’interno dei capillari realizzando un trattamento idrofobico stabile nel tempo. Dopo l’intervento l’intonaco viene asportato per un’altezza di centimetri cinquanta al di sopra alla zona in cui è presente il degradato dell’intonaco.
Quando la muratura è asciutta si applica l’intonaco macroporoso traspirante.

Interventi da evitare

Evitare tutte le tecnologie d’impermeabilizzazione superficiale (interna o esterna, a parete o a pavimento) che non prevedono opere di sbarramento orizzontale.
Il principio è quello di impedire la naturale traspirazione della struttura, che viene soffocata con intonaci plastici, vernici «deumidificanti», barriere sintetiche, piastrellature ceramiche, rivestimenti cementizi, ecc.
A seguito di tali operazioni, l’effetto primo è quello dell’innalzamento del livello di umidità in quanto l’acqua, non potendo evaporare naturalmente cerca altre vie ad una quota più elevata. L’innalzarsi della quota dell’acqua all’interno delle murature può arrivare infatti ad interessare le teste delle travature incastrate nel muro e quindi produrre effetti indiretti di marcimento; le degradazioni delle tubature, degli impianti, delle finiture superficiali; l’aggressione delle strutture dei primi piani delle abitazioni, ecc.
Il sistema tipo “Knapen” , di diffusione relativamente ampia e ancor oggi in uso; che tende ad interrompere il flusso capillare introducendo in fori praticati all’interno delle murature speciali «tubetti» dalla conformazione e dimensioni più diverse, con lo scopo di provocare delle correnti d’aria prosciuganti fino all’interno della muratura.
Tale sistema, di notevole diffusione negli anni novanta del XX secolo, è ritenuto di scarsa efficacia «prosciugante» e oggetto di facile deperimento per la rapida degradazione alla quale sono soggetti i sifoni inseriti nella muratura.

Prestazioni professionali del nostro studio

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Le indagini ed i rilievi strumentali vengono eseguiti in conformità delle norme tecniche di riferimento UNI EN 473 (UNI 10824, UNI EN 13187, UNI EN 473, ISO 9712) che prevedono per l'individuazione dell'umidità nelle murature l’utilizzo di igrometro digitale capacitivo per materiali a contatto con tecnica non invasiva abbinato alla termografia al fine di determinare con certezza la presenza di umidità nella muratura ed il relativo valore su scala graduata.